giovedì 20 dicembre 2012

Fisica quantistica e autentica filosofia



1) Sebbene la tesi, propria della fisica quantistica, che ogni cosa è un "ologramma" (un "Tutto-parte", cioè sia il Tutto sia una parte di esso) sia una tesi che, quanto al suo contenuto meramente linguistico, è identica alla tesi centrale che sorregge l'intero discorso dei due volumi "La struttura concreta dell'infinito" e "Del tragico Amore", e sebbene anche la fisica (come ogni altra forma di linguaggio) sia, al di là delle proprie intenzioni relative, un modo di testimoniare la verità assoluta; sebbene così stiano le cose, non si può accogliere positivamente l'affermazione che i miei scritti e la fisica quantistica siano un designare lo stesso. Proprio perché, il Motivo per il quale il sottoscritto sostiene quella tesi è la negazione della contraddizione in cui consiste il motivo per il quale la fisica quantistica sostiene quella medesima tesi.
La filosofia autentica, infatti, è la critica radicale di ogni atteggiamento che, come quello "scientifico" (io direi, meglio, "tecnico" - se vogliamo dar valore assoluto alla parola "scienza", giacché, in questa assolutezza, la "scienza" è quella "filosofica", e cioè è la stessa "filosofia"), intende giungere ad un numero limitato di tesi sorrette dai cosiddetti "esperimenti scientifici" (ovvero "dimostrazioni o prove scientifiche"). Basta operare un (apparentemente) semplice ragionamento filosofico per scorgere l'impossibilità che tali "esperimenti" siano, in relazione alle intenzioni che gli accompagnano, l'espressione di una fondazione necessaria.

2) Ciò significa, propriamente, che l'autentica volontà di testimoniare la verità assoluta è l'affermazione che tali "esperimenti" sono e saranno veramente utili (e non dannosi), al fine appunto di indicare il vero, solo nella misura in cui vengano concepiti sul fondamento autentico di ciò che quella volontà intende dire. Infatti la "Tecnica", nel suo senso più ampio, è quella stessa volontà, di cui si sta parlando, la quale è sì un errare (perché è volontà di potenza), ma è pur sempre indissolubilmente legata alla verità, giacché l'errare è il linguaggio indicante la verità (l'errare è la volontà pubblica di potenza, includente sé stessa come volontà privata di potenza, cioè come volontà di testimoniare l'errore): la dominazione della Tecnica, a cui siamo destinati, è la dominazione della volontà di designare l'incontrovertibile, sì che se coi termini "fisica", "psicologia", "biologia", "anatomia" (ed ogni altra forma di cultura) si intende il linguaggio che intende esplicitamente testimoniare la verità, è allora necessario dire che il linguaggio dei miei scritti si colloca positivamente accanto ai linguaggi in cui consistono quei termini.
Ergo: il messaggio negativo (che cioè non intende indicare la verità) della fisica quantistica (e di tutte le altre forme tecniche di cultura, religione inclusa) è tale in relazione alla volontà privata di potenza; nella misura in cui, invece, la Tecnica (fisica, etc) incomincia a prevalere come tale, cioè come volontà pubblica di potenza, allora la Tecnica, pur essendo volontà errante (poiché l'errare è lo stesso processo finito dei segni i quali, in verità, sono segni della propria struttura immutabile: segni, cioè, di sé stessi in quanto appaiono eternamente legati, cioè in quanto sono il significato infinito da essi indicato), è il messaggio positivamente accettato da tutte le coscienze che, nel loro profondo, intendono scorgere con verità assoluta il proprio volto eterno. (Dopo la dominazione della Tecnica - che domina su sé stessa in quanto tecnica privata -, una dominazione che è pur sempre inclusa nel prevalere dell'errare - cioè della Tecnica stessa intesa complessivamente come relazione assoluta tra volontà pubblica e volontà privata di potenza -, in seguito a tale dominazione, si sta dicendo, è destinato a sopraggiungere il prevalere della verità, cioè del significato assoluto che, tuttavia, la Tecnica stessa è in grado di indicare: dal prevalere della Tecnica si procede verso il prevalere di ciò a cui la Tecnica, come volontà di indicare la verità, si rivolge in eterno: dalla Prima Volta si procede verso il Ritorno - tenendo presente che la dominazione della Tecnica, di cui qui si parla, non è inerente soltanto a ciò che solitamente viene chiamato "Regno umano" e che io chiamo l'attuale "Regno della similarità prevalente", bensì a tutti i processi che, all'interno della Prima Volta, son destinati ad essere qualificati come una dominazione siffatta, processi che, in modi diversi, sopraggiungono sia prima che dopo il sopraggiungere di quel Regno).


I nove commenti miei e di Pietro sono relativi al punto 1). Il punto 2) è l'esplicitazione di ciò che nel punto 1) rimane implicito. Il punto 2), dunque, potrà essere integrato da nuovi commenti.

domenica 2 dicembre 2012

Individuo e Totalità, bene e male


L'individuo è l'ente che non (in) si può dividere (dividuo) ulteriormente, giacché esso è ogni cosa (ente, essente) nel suo esser distinta da ogni altra. La Totalità, includente ogni individuo, è dunque ogni cosa nel suo esser legata ad ogni altra cosa, sì che Totalità e individuo consistono nei medesimi enti: ogni ente è la Totalità (l'Eterno), ovverosia è anche un individuo (una parte, un tempo).

La Totalità dell'universo è la volontà autentica che vuole il legame eterno tra ogni cosa, vuole (e ottiene già da sempre) il bene di ogni cosa. Tuttavia, una volontà siffatta è tale nel modo in cui il male è pur presente. Il male è appunto l'individuo, ossia la volontà errante di isolarsi dalla Totalità. Bene e male vanno di pari passo: in eterno, incominciando dal trionfo del male (nel quale trionfo noi tutti ancora ci troviamo), includente l'appiattimento del bene, per passare poi al prevalere del bene, includente il male che, soggiogato, non ha più la forza necessaria per imporsi.