domenica 21 luglio 2013

Il passato, il presente temporale e il futuro, inclusi nell'eterno presente: importanti delucidazioni intorno ad alcuni risultati di "Del tragico Amore"




Tutto ciò che è destinato a passare (cioè tutto il passato) è ricordato (= rimembrato = è ancora sopraggiungente = continua a sopraggiungere in quel certo « presente temporale » che oltre-passa il passato = appare in un presente temporale siffatto), nel modo in cui è dimenticato (= nel modo in cui non sopraggiunge più).
Ci si contraddice se si afferma che ciò che è ricordato è, in quanto non può essere dimenticato, identico al suo esser dimenticato. Ma non è contraddittoria ed è anzi innegabile l’affermazione che il passato viene ricordato come dimenticato (ossia nel modo in cui viene dimenticato), cioè continua a sopraggiungere come ciò che non continua a sopraggiungere: il « come » (il « modo ») è ciò che, se non apparisse, implicherebbe la contraddizione di tale affermazione.
Ciò che passa non è soltanto un passato. Infatti, se fosse soltanto un passato, non si potrebbe nemmeno dire che questo suo passare esiste (appare = non passa); non solo: ciò che passa non sarebbe, in quanto non ancora passato, un esser quel certo presente temporale che esso è e che è destinato a passare, e non sarebbe neppure, in quanto non appare ancora come un siffatto presente temporale, un apparire come quel certo esser atteso che esso è e che è destinato a passare esso stesso. Ciò che passa è, pertanto, anche un certo esser presente ed un certo esser atteso (nelle modalità appropriate).
Ancora: ciò che passa appare all’interno del « presente eterno » che esso stesso originariamente (= da sempre e per sempre) è, altrimenti, se così non fosse, tutto ciò che stiamo dicendo non sarebbe, appunto, presente, cioè non potrebbe essere affermato, cioè non potrebbe esistere; quindi, in questo senso ancor più profondo, ciò che passa è sé stesso solo in quanto appare all’interno del proprio essenziale non passare (ossia del proprio non finire nel nulla): solo in quanto gli essenti che passano non finiscono (= non passano) nel nulla (cioè non sono un passare), solo su questo fondamento si può ed è necessario dire che essi passano.
Inoltre, è da rilevare che quando a prevalere è la dimenticanza (su sé stessa in quanto ricordo) del passato, è prevalente l’illusione che la totalità di ciò che passa non sia presente, in tutta la sua concretezza, all’interno di ciò che ha oltre-passato tale totalità. Ma quando a prevalere è il ricordo (su sé stesso in quanto dimenticanza) del passato, a prevalere è l’accorgimento che è proprio tutto il passato a sopraggiungere ancora in ciò che lo oltre-passa, fermo restando che tale passato sopraggiunge ancora nel modo in cui è destinato a non sopraggiungere più (e tenendo presente che anche il « non sopraggiungere ancora-più » è eterno, ossia è sé stesso, ossia non viene e non va nel nulla). La dimenticanza, quindi, appare anche nel percorso del Ritorno (cioè nel percorso del prevalere del Tutto), e tuttavia ciò non può significare che una parte del passato viene ricordata e un’altra parte di esso viene dimenticata: tutto il passato viene ricordato, cioè anche dimenticato: tutto il passato viene ricordato (cioè continua ad apparire, sopraggiunge ancora in ciò che lo oltre-passa) nel modo in cui viene dimenticato.


Si progetti che B sopraggiunga dopo l’affiorare di A. A e B sono anzitutto essenti, cioè sono legati (= non si distinguono), sono il Tutto, nel modo in cui gli stessi A e B si distinguono tra di loro. Quando sopraggiunge A, il Tutto (AB ed ogni altro essente) è già presente (poiché il Tutto è il fondamento dell’apparire delle proprie parti, e quindi anche di A in quanto sopraggiungente): è all’interno di AB che appare dapprima l’affiorare di A e poi l’affiorare di B. Pertanto, non è vero che, quando sopraggiunge A, B sia solamente assente: B (insieme ad A e ad ogni altro essente) è presente ovunque, perché tutto è presente ovunque, nel modo in cui tutto è parzialmente presente, cioè parzialmente assente. Quando allora sopraggiunge A, A sopraggiunge stando già all’interno dello stesso A in quanto non sopraggiungente dal nulla, e questo A non sopraggiungente non si distingue da B (e nemmeno dagli altri essenti), giacché, quando sopraggiunge A (in quanto distinto da B), B è già presente in questo senso profondissimo, cioè nel senso che il sopraggiungere di una parte (ad es. di A) appare solo in quanto tale sopraggiungente è non sopraggiungente dal nulla, ossia solo in quanto la parte appare all’interno di sé stessa in quanto Tutto: A-parte sopraggiunge e passa solo in quanto A-Tutto (che è identico a B-Tutto e ad ogni altro essente) non sopraggiunge e non passa nel nulla, e cioè A-parte sopraggiunge essendo il Tutto ossia non sopraggiungendo dal nulla, e passa essendo il Tutto stesso cioè non passando nel nulla. Dunque: quando sopraggiunge A, B (ed ogni altro essente) è innanzitutto presente nel suo esser il Tutto di cui B stesso è anche parte, e quindi in questo senso non è vero che, quando sopraggiunge A, B non è ancora sopraggiunto: quando sopraggiunge A, B appare (è il Tutto) nel modo in cui B-parte appare come atteso, e nel modo in cui lo stesso B-parte è destinato ad apparire come un non esser più atteso (e anche questo destino è eterno) e quindi a sopraggiungere come quel certo presente temporale che esso è in quanto è appunto parte, e, ancora, nel modo in cui lo stesso B-parte è destinato ad apparire come oltre-passato dal sopraggiungere di C.
Quando sopraggiunge A (ad es. questa giornata di lunedì), non si può dire che non appaia il Tutto che non appaia la parte: ad apparire è infatti il Tutto-parte (è il Tutto che include sé stesso come parte = è la parte che è inclusa in sé stessa in quanto Tutto). Se il Tutto è la relazione tra A, B e C, quando sopraggiunge A, ciò che appare è il Tutto ABC (cioè anche le parti A, B e C) nel modo in cui ABC appare come il sopraggiungere di A che attende il sopraggiungere di BC, e nel modo in cui, tuttavia, BC è già presente, appunto, come atteso. Per quel tanto che BC non può apparire all’interno di A, è necessario dire che tale impossibilità è propria sia della parte che del Tutto; cioè il Tutto (ABC) si struttura, in eterno, proprio nel modo in cui A appare parzialmente (cioè è parzialmente assente) in BC. È perché ci si illude che il Tutto possa apparire anche in modo totale (il modo è totale solo nel senso che è incluso in sé stesso in quanto Tutto che, appunto, include sé stesso come un modo siffatto: il modo è la stessa parzialità, in cui il Tutto è Tutto, giacché il Tutto, essendo il totale che appare in modo parziale, non può apparire anche in modo totale), è per questo motivo che tale illusione include la convinzione che il non poter apparire di BC in A è incluso in una dimensione in cui appare l’oltrepassamento eterno di questo « non poter apparire ». Ma, stiamo dicendo, questo senso dell’« oltrepassamento eterno » non esiste, non appare (ossia appare come ciò che è contraddittorio che appaia al di fuori del modo in cui il contraddirsi vuole il contraddittorio). L’autentico « oltrepassamento eterno » (cioè l’autentica visione immutabile di tutti gli essenti) è, invece, la stessa esistenza del modo in cui A si distingue da (cioè appare parzialmente in) BC, cioè del modo in cui A, al di là delle modalità in cui appare in BC (ossia in cui è BC, ossia in cui BC è identico ad A), non può apparirvi, ossia è necessario che non vi appaia. L’uguaglianza che unisce A, B e C (ossia l’uguaglianza ABC) non aggiunge nulla all’apparire della differenza tra A, B e C, bensì è appunto l’apparire di tale differenza, e cioè quando si dice che questa differenza appare (esiste), si sta dicendo, in realtà, che essa è inclusa in sé stessa in quanto non-differenza, cioè in quanto Tutto che non sopraggiunge e non finisce nel nulla. Non esiste cioè un apparire che sia diverso ed inclusivo dell’apparire di tale differenza. Il semantema « l’apparire della differenza tra le differenze » è il semantema infinito in cui il Tutto consiste, giacché esso vuol dire: « l’apparire (totale) dell’apparire (parziale) di ogni differenza in ogni altra differenza »: il termine « l’apparire dei differenti » significa « l’apparire totale di sé stesso in quanto apparire parziale cioè in quanto parziale non-apparire ».


Come il ricordo include sé stesso in quanto dimenticanza, così la previsione (del futuro) include sé stessa in quanto non-previsione (del futuro). Tutto il passato viene ricordato nel modo in cui viene (parzialmente) dimenticato, cioè nel modo in cui viene parzialmente ricordato. Tutto il futuro è annunciato nel modo in cui è (parzialmente) imprevisto, cioè nel modo in cui è parzialmente annunciato. Annunciare (prevedere) il futuro significa che esso è presente come ciò che deve ancora sopraggiungere. Il passato, il presente temporale e il futuro appaiono in ogni istante del tempo, e in questo senso sono lo stesso; tuttavia, sono questa eterna stessità nel modo in cui essi stessi si distinguono tra di loro cioè da sé stessi in quanto identici.


Conclusioni.
L’eterno presente (il Tutto) è sé stesso in modo temporale (è sé stesso, cioè, includendo le proprie parti), cioè nel modo del presente temporale, ossia del presente temporale in cui consiste il passato, di quello in cui consiste il presente temporale come distinto dal passato e dal futuro, e di quello in cui consiste il futuro. 
Tutto ciò che passa viene ricordato in modo parziale. È il modo ad essere parziale, ma ciò di cui il modo è modo è il ricordo totale del passato: il modo parziale, in cui il ricordo ricorda tutto il passato, è lo stesso significato del termine « ricordo parziale », semanticamente identico al termine « dimenticanza parziale » (oppure, semplicemente, « dimenticanza », dato che, se il dimenticare fosse totale, il passato non sarebbe in alcun modo ricordato, e lo stesso dimenticare non potrebbe apparire; il dimenticare, dimenticando il dimenticato, è comunque manifesto, e proprio per questo è un parziale dimenticare).
Nel percorso finito della Prima Volta (cioè nel prevalere dell’assenza, ossia della presenza parziale, ossia del modo processuale, in cui il Tutto è sempre presente), è la dimenticanza a prevalere (su sé stessa in quanto ricordo). A cominciare dal Passaggio che conduce al tracciato finito del Ritorno, a prevalere è invece il ricordo (su sé stesso in quanto dimenticanza). Che nella Prima Volta prevalga la dimenticanza significa che, fermo restando che il ricordo del passato è totale – in modo parziale –, è questo modo, è questa parzialità a prevalere su ciò di cui essa è parzialità, cioè significa che le tracce, che il passato lascia in ciò che lo oltre-passa, rimangono per lo più indecifrate. E che nel Ritorno prevalga il ricordo significa che, fermo restando che il dimenticare continua ad apparire, è appunto il ricordo totale del passato a prevalere sul modo parziale in cui il ricordare ricorda il ricordato, giacché se esistesse un tempo in cui il passato viene solamente ricordato (cioè senza esser anche dimenticato), ciò che passa non passerebbe, cioè non sarebbe un passare, non apparirebbe come un esser ormai passato (cioè non esisterebbe il passato).
Nel sentiero limitato della Prima Volta, non è soltanto il dimenticare a prevalere, ma, insieme ad esso, prevale anche l’incapacità di scorgere il volto del futuro. Quando sopraggiunge il Passaggio che conduce al Ritorno, la previsione del futuro comincia a prevalere su tale incapacità. La previsione del futuro è, sia nella Prima Volta che nel Ritorno, previsione totale, e lo è in modo parziale; questo modo parziale è la medesima previsione parziale, cioè la non-previsione parziale. Anche qui, se esistesse un tempo in cui il futuro viene solamente previsto (cioè senza includere la non-previsione), l’attesa dell’atteso non attenderebbe alcunché, perché non esisterebbe l’atteso (il futuro). Ancora: se la non-previsione fosse totale, il futuro non potrebbe essere annunciato in alcun modo, e nemmeno la non-previsione potrebbe apparire: la necessità che la non-previsione appaia è la necessità che la non-previsione sia previsione parziale, cioè parziale non-previsione.

Si aggiunga, infine, che la previsione è totale cioè anche parziale – tale parzialità essendo la stessa non-previsione (parziale), e quest’ultima non potendo essere totale –, proprio perché è la previsione ad includere sé stessa come non-previsione, non è cioè la non-previsione ad includere sé stessa come previsione. Si dica lo stesso a riguardo del rapporto tra ricordo e dimenticanza: è il ricordo ad includere la dimenticanza, e pertanto è necessario che il ricordo sia totale cioè anche parziale, tale parzialità del ricordo essendo la medesima dimenticanza (parziale).