mercoledì 21 dicembre 2016

«Pioggia» e «lacrime»: decifrare silenzi e respiri del destino



(Di seguito, un estratto di Silenzi e respiri del destino. Con un'ampia autobiografia).

È destino imparare a interpretare correttamente ciò che appare. Quando si dice che la pioggia è un «evento atmosferico», non ci si avvede che questa non è altro che un’interpretazione fittizia, alterata della realtà. Sarebbe come dire che, dal punto di vista di una formica, le lacrime di una donna sono anch’esse un «evento atmosferico». Tuttavia, non si sta dicendo, con questo, che la pioggia sia un insieme di lacrime e che il cielo della Terra stia piangendo, ma rimane aperta la possibilità che sia proprio così, negando invece perentoriamente che la pioggia possa essere un «evento atmosferico».
La pioggia è il destino infinito del Tutto (come ogni altro essente), e quindi è anche il modo in cui il Tutto è in luce, ed è anche quindi un certo modo in cui lo stesso Tutto è in luce, e in un senso ancora più specifico è una traccia che una certa coscienza (non si sa quale) lascia all’interno di ciò che vien chiamato «umanità». Decifrare questa traccia è il nostro compito. Innegabilmente è una traccia (la pioggia) che rimanda a una certa coscienza (come «tu» sei una cert’altra coscienza e lasci la «tua» traccia, un respiro del destino, all’interno della «mia» coscienza, ed io, decifrandola, dico che sei, ad es., «Fabio»), ma scorgere il volto di questa coscienza rimane ancora un problema, perché può anche darsi che la pioggia sia semplicemente una traccia (un silenzio del destino) che rinvia a una coscienza che però non consiste nella «pioggia» stessa (ma in qualcos’altro). Resta fermo, comunque, che la pioggia non è un «evento atmosferico», e resta aperta la possibilità che le sue gocce siano «lacrime» e che quindi, quando piove, qualcuno è triste (nonostante non si sappia ancora chi sia questo «qualcuno»: potrebbe essere l’intero «Pianeta Terra», o una sua parte). (In ogni caso, tutto è coscienza, in modi diversi).