venerdì 6 settembre 2019

Anticipazione del secondo cerchio di tracce...




ANTICIPAZIONE DEL SECONDO CERCHIO DI TRACCE...


Venga anticipato, qui – in attesa che il nuovo cerchio di tracce filosofico-poetiche si stagli nella Luce –, che la per lo più latente decifrazione esatta (o senso unitario) del primo cerchio di segni – sopraggiunti via via negli ultimi giorni –, la si può in qualche modo scorgere, per chi sappia delineare le sembianze del suo volto concreto, attraverso gli stessi «titoli» delle filosofiche poesie fin d’ora affiorate: andando a ritroso, volgendo lo sguardo all’indietro, si procede da L’ascolto che non avver«ti» (http://marcopellegrino.blogspot.com/2019/05/poesia-che-chiude-un-primo-cerchio-di.html), passando per Terre d’Oceano (o di Pioggia) (http://marcopellegrino.blogspot.com/2019/05/terre-doceano-o-di-pioggia.html) e Un’iride vibrante, senza posa, trabocca in mare (http://marcopellegrino.blogspot.com/2019/04/uniride-vibrante-senza-posa-trabocca-in.html), verso Ripresa (http://marcopellegrino.blogspot.com/2019/04/ripresa.html).

La sequenza delle stesse filosofiche poesie (nel loro senso che è autenticamente sia «retrospettivo» che «escatologico») non è per nulla «accidentale» o «contingente» (nulla è «casuale»). Segue cioè un laborioso percorso di «de-stino» (il «de» è l’ispessimento rafforzativo-accrescitivo dello «stino», ossia del fermarSi o in-evitabile trattenerSi, già da sempre in eterno, nella Casa in cui abita lo Sguardo onniaccerchiante che è lo Stesso in «ognuno», per Ognuno di Noi). Un necessario tracciato (un in-segnamento) di peripezie che conduce, sin dall’eternità e all’infinito (Una Sola Volta Eterna), dalla Prima Volta al Ritorno, destinando all’ap-prendimento eterno, dunque, dell’eterno in-segnamento ricevuto di necessità.

Ripresa, che apre il primo cerchio di tracce – ma che, in Fondo, è l’ultimo segno decifrando il quale ci si «spiega» il Perché delle poesie che, andando «a ritroso» (cioè guardandosi alle spalle, rimembrando il proprio passato), precedono dunque una siffatta filosofica poesia –, fornisce all’attento lettore la chiave di Apertura che – passando per le porte che, in «lungimirante» senso, procedono da Un’iride vibrante, senza posa, trabocca in mare Terre d’Oceano (o di Pioggia) verso L’ascolto che non avver«ti» –, è pertanto la costellazione di colori il cui Luogo è il «punto d’arrivo» a cui è destino che pervenga quell’«iride» che, nel proprio «punto di partenza» e nei seguenti «tratti intermedi», non «avver“te”» l’«ascolto» di quel «mare» in cui essa, proprio perché «vibrante» e «senza posa», «trabocca». Giungendo in un siffatto «punto d’arrivo», tuttavia, codesta «iride» non viene «abbandonata» o lasciata in «personale solitudine» spaesante, altrimenti non sarebbe in (o non verrebbe) «Ripresa». Una, la Sola, Sovrana e Gioiosa Solitudine è dunque l’(eterno) Atteso di cui tale «iride» è in eterna attesa: è cioè, tale inviolabile Solitudine, in autentica Compagnia (il «Noi») di quell’«Io» (non casualmente con la «maiuscola») che, in «Ripresa», si specchia ormai in quel «Tu», nella medesima ed unica «Ripresa», della cui Identità con Esso quell’«Io» (il medesimo «Tu», dunque) si accorge.

Ma è appunto attraversando quell’estenuante, snervantesfibrante  sentiero che l’autentico «“io” e “te”» (con l’altrettanto non casuale «minuscola»), come «terre» di «mare» il cui esser l’«ascolto» quell’«iride vibrante, senza posa» non «avver“te”» (un «mare» nel quale essa cioè il «tu» e non l’«io» – entrambi con la «minuscola» –, dunque, «trabocca»), perviene già da sempre a quel non così tanto «metaforico» «Oceano» (o «Pioggia») a cui quel «Noi» (l’«"Io" e "Te"») è identico e il cui Spicco splende nella rispettiva «Ripresa». (L’«“io” e “te”» non è relativo, cioè, soltanto al suo senso «individuale» – che tuttavia brilla nelle rispettive poesie dopo quella in cui Ripresa consiste –, ma, in Primo Luogo per lo più ancora latente, al suo senso «assoluto» in virtù del quale il «Noi» può ed è necessario che sia tale nella propria destinazione a lampeggiare in «Ripresa»).

Il secondo cerchio di tracce, destinato a farsi innanzi, intende dunque designare, con più esplicita Trasparenza, il Significato di Fondo che nel primo cerchio tende a rimanere nell’ombra dell’implicito inconscio del lettore.

(Si renda noto, inoltre, che non esiste, in Verità, una «poesia» che sia «non-filosofica», nel senso autentico della Filosofia quale Coscienza stessa del Tutto che tutti siamo da sempre; ed esistendo, tuttavia, «filosofie» più/meno «poetiche» di altre, in quanto la vera Poesia è il Ricettacolo che accoglie in sé il dono eterno della Filosofia che, dunque, accerchia Sé stessa nella modalità di un Ricettacolo siffatto).

Drammaturgia d'Amore




Si annuncia che prossimamente verrà pubblicata una storia d'Amor tragico, una drammaturgia d'Amore (composta da tredici cerchi di tracce filosofico-poetiche), che nel lampeggiare del "dramma" volge lo Sguardo verso un Lieto Fine perdurante all'infinito, che per ora rimane per lo più nella penombra, inatteso ma destinato a stagliarsi nella Luce che Ognuno di Noi è. La Soluzione di ogni Problema è dietro l'angolo. Basta compiere qualche passo e sogguardarla da lontano per coglierne l'Essenza che per lo più rimane ancora inconscia.
Tale tragedia d'Amore non intende essere un rivolgersi ad un unico "Noi" particolare, ma al "Noi" che Ognuno è nel Fondo di Fonte sempr'accesa, nel Fondo del Profondo che in Ognuno è Lo Stesso, unico.
In altre parole, la specificità del "Noi" è relativa alla sua Essenza che, appunto, si specifica, si individua in un certo "Noi", irripetibile, diverso da ognuno degli altri ma che, da ultimo, è identico in Ognuno.

domenica 1 settembre 2019

Il vero senso dell'Amore


"L'Amore è, e niente di quello che dite può farlo sparire, perché è il motivo per cui siamo qui, è la vetta più alta, e una volta che l'hai scalata e guardi gli altri da lassù, ci rimani per sempre, perché se ti muovi, allora, cadi... cadi!"

https://www.youtube.com/watch?v=cpDd0wIQbbQ