mercoledì 17 maggio 2017

Altro estratto di "Silenzi e respiri del destino"



Inizio di Silenzi e respiri del destino.


Una mattina d’inverno accoglie il mio primo pianto. Fuori nevica. (Il freddo gelido del dolore investirà poi gran parte della mia vita, dal compimento dell’infanzia in avanti). Così mi furono descritti gli albori della mia vita. Era il 27 dicembre del 1986 (a Galatina – provincia di Lecce). La casa in cui abitare sarebbe stata nel piccolo e per me sempre caro paese di Zollino (poco distante da Galatina).

Ricordi per lo più piacevoli, quelli della mia infanzia. Tanto più piacevoli quanto più abbracciati dall’oblio. Schegge di memoria. Dai dieci anni in poi, infatti, il trascorrere del tempo cominciò ad allungarsi sempre di più, sempre più lentamente. Le sofferenze andarono moltiplicandosi e crescendo d’intensità. Struggente nostalgia e tristi immagini di un passato ancora vivo.

venerdì 12 maggio 2017

Pubblicazione SILENZI E RESPIRI DEL DESTINO - CON UN'AMPIA AUTOBIOGRAFIA. Indice, Quarta di copertina e Prefazione



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Pagine: 500
Editore: Youcanprint
Data pubblicazione: maggio 2017



INDICE



PREFAZIONE


PARTE PRIMA

Storia di un ragazzo: scritti autobiografici



CAPITOLO PRIMO

Schegge di memoria di una dolce infanzia

1.    La neve e il primo pianto. «Terre di conquista» e «lavoro»
2.    Tra disegno, animali, Karate, Universo e una traccia del travaglio futuro
3.    Io e mia sorella. Tra Medicina e destino
4.    «Andare avanti»: accogliere il dolore e attendere un destino
5.    I miei nonni: l’Alzheimer e l’eterno abbandono provvisorio, agli occhi del destino

CAPITOLO SECONDO

Estate 1997: l’inizio di un inferno

1.    Cefalea ed emicrania croniche e altri dolori. Farmaci e altre terapie
2.    L’autentico «voler bene» e il rapporto con i miei

CAPITOLO TERZO

Il vero senso dell’«io» e dell’«autobiografia»

1.    L’eternità: rimembranza del passato e attesa del futuro
2.    Il bisogno di scrivere e pubblicare le parole del Silenzio
3.    Tra i veri problemi filosofici e i falsi problemi
4.    Il «film» dell’Universo. «Fotografia» e «cinematografia» come segni del destino
5.    La Sincronia degli eventi come Specchio di colori: lo svelamento di ogni mistero

CAPITOLO QUARTO

Intorno alle cause della sofferenza

1.    Interpretazioni e possibili cause della mia cefalea e di altri dolori
2.    Lavorare soffrendo
3.    Nuovi problemi: cervico-dorso-lombalgia cronica
4.    Il Silenzio del destino e il «Libro di pagine»
5.    La vera Causa: la gioia come abbraccio del dolore, e il futuro come «buona causa» del passato

CAPITOLO QUINTO

Primi studi filosofici e disagi adolescenziali 
tra scuola, famiglia e cefalea

1.    Malesseri a scuola. La vera «scuola pubblica» del futuro
2.    Scuola Superiore: pochi incontri e tanti scontri
3. Studi socio-psico-pedagogici e primo approccio filosofico. Un’esperienza «fuori dall’ordinario»
4.    Rapporto con i miei, tra scuola, cefalea e Filosofia

CAPITOLO SESTO

Adolescenza e post-adolescenza 
tra Anarchia, amicizie, Calcio e cinema

1.  Settembre 2005: un gesto estremo di Anarchia. Reggio Emilia, Genova, Firenze
2.   Altre peripezie post-adolescenziali. Alessandro, Saverio e altri amici
3.   Tra la Filosofia e il Calcio. Il ‘Fenomeno’, Simoni e gli studi per allenare
4.    Cinema: film e attori preferiti

CAPITOLO SETTIMO

Mariangela e la sua famiglia

1.    L’incontro con Mariangela e le nostre prime esperienze
2.   Mariangela, la sua famiglia e alcune nostre esperienze degli ultimi anni
3.    Viaggi
4.    Raf e i concerti
5.   Gianluca: anima ribelle come me, tra Musica e studi autodidattici
6.   Rapporto con Ines, Antonio, Valentina, Giorgio, Flavia e Carmela
7.    I miei genitori e Mariangela (e la sua famiglia)
8.    Uguaglianza e differenza tra anima e corpo
9.    Intorno al senso del «matrimonio». Amare in silenzio
10.  Sulla «volontà di far figli»: destino, responsabilità ed educazione
11. «Padre», «Madre» e «Figlio», nella Luce del destino. Aporia e soluzione

CAPITOLO OTTAVO

La mia vita, la Filosofia e Severino

1.    Primissimo approccio col pensiero di Severino
2.    Primi saggi: Essenza del nichilismo e La legna e la cenere
3.   Fondazione della struttura dell’essere: La struttura originariaStudi di filosofia della prassiDestino della necessità, Oltre il linguaggio e Tautotes
4.   Fondazione del superamento del dolore: La Gloria e Oltrepassare
5.   Fondazione dell’«istante» della morte: La morte e la terra. Gli ultimi scritti: Intorno al senso del nullaDike e Storia, Gioia
6.    Lo studio di altri scritti severiniani
7.   Altri studi: Spinoza, Leibniz, Berkeley, Hegel, V. Marchi (e altri)

CAPITOLO NONO

I miei libri: il mio linguaggio filosofico, 
criticando Severino

1.    Oltre Severino: il vero «Io infinito del destino»
2.    Incontro con Severino a Carpi e prime critiche al suo discorso
3.    Ogni esperienza è l’infinito: La struttura concreta dell’infinito
4.   Il vero senso delle «vite precedenti e successive», dal brillare del dolore al brillare della gioia: Del tragico Amore
5.    Dialogo con Antonio Lombardi: Logica della presenza
6.  Le vere «materie prime» di ognuno di noi e la «storia della Filosofia»: Le Materie Prime della coscienza
7. Numerazione degli istanti dell’infinito, verso l’ultima esperienza: Matematica dello Spirito
8.   Scritti autobiografici, intorno ad altri segni del destino: Silenzi e respiri del destino

CAPITOLO DECIMO

La ‘caduta’ e il precedente ultimo periodo

1.    Agonia negli ultimi mesi prima della ‘caduta’
2.    Ricovero all’ospedale di Tricase, una settimana prima della ‘caduta’
3.    Il giorno precedente la ‘caduta’
4.    13 maggio 2014: il giorno della ‘caduta’
5.    Attimi successivi alla ‘caduta’

CAPITOLO UNDICESIMO

Sala Rianimazione e Ortopedia: le prime 
due operazioni e i rapporti problematici...

1.    Ospedale di Lecce: la prima operazione e le ore precedenti
2.   L’inizio di un nuovo incubo: degenza in Sala Rianimazione, tra incontri lieti e altri infelici
3. Intanto, fuori dalla Sala Rianimazione, primi rapporti problematici...
4.    La seconda operazione
5.    Primi giorni in Ortopedia: ritorno di emicrania e cefalea
6.  Degenza in Ortopedia tra incontri con genitori, parenti, amici e Mariangela (e famiglia), e nuove amicizie
7.   Ultimi giorni in Ortopedia: liti decisive... e primo giorno a casa della famiglia di Mariangela

CAPITOLO DODICESIMO

Ancora in Ortopedia e due volte all’Euroitalia: 
tra la terza operazione, gli scontri... e i nuovi amici

1.    Un mese e mezzo a casa di Mariangela, tra dubbi e peggioramento della mia salute
2.    Incontro con mio padre e con amici, e prime cure riabilitative
3.   Prima volta all’Euroitalia, tra nuovi fisioterapisti, un regalo e due spiacevoli notizie
4.    Di nuovo in Ortopedia: la terza operazione
5.  Ritorno a casa di Mariangela e poi di nuovo all’Euroitalia. Riabilitazione positiva
6.  Sempre all’Euroitalia: incontri con alcuni parenti, con Flavia, Carmela e con amici degenti

CAPITOLO TREDICESIMO

Gli ultimi due anni, il presente e il futuro

1.    A casa di Mariangela, tra visite mediche e nuove vicende. Il senso del «cerchio di luce» sulla copertina (curata da Valentina)
2.    Rapporto attuale con la mia famiglia
3.    Previsioni e dubbi intorno al futuro, tra i miei perché e i segreti già svelati


PARTE SECONDA

Dialoghi sui segni del destino e scritti 
di Filosofia Tecnologica e di Poesia



CAPITOLO PRIMO

Dialoghi intorno all’apparire dell’infinito, ai mali della Prima Volta, al Bene del Ritorno e alla Filosofia di Severino

1.  «Numero cardinale», «atomi», «regno umano», Ignoranza della «Tecnica» e Sapienza gioiosa del Tutto
2.    Dialoghi con Pietro De Luigi
        a) Sullo Yoga e su Proclo. Severino e la «pars destruens». Critica a L. Messinese e il
            vero senso dell’«apparire infinito» e del «regno umano»
            b) «Pioggia» e «lacrime»: decifrare silenzi e respiri del destino
3.   Dialogo con Antonio Lombardi: la relazione Tutto-parte e la destinazione ai silenzi e respiri decifrati nel Ritorno
4.    Dialoghi con Paolo Dova
           a) Sul senso del Male. Dopo la morte si è ancora in (lunghissima) attesa del Ritorno
           b) Verso il dominio dell’Anarchia, in attesa che la volontà pubblica di potenza
              incominci a prevalere
             c) Sulla Prima Volta. Parola pubblica ed esperimenti tecnico-scientifici. Verticalità
            e orizzontalità. Intorno alle NDE. Nel Ritorno brilla il Silenzio
            d) «Discreto» e «continuo». «Istanti indivisibili» della «scala dell’infinito» e i
            «quanti» della «scala di Planck». Relatività, Quantistica e «vuoto superfluido»
            e) Su Severino: Storia, Gioia. Verticalità, orizzontalità e «ultimo punto». Il Bene
            abbraccia il Male
            f) Tra la Prima Volta, la Morte centrale e la «nuova vita» del Ritorno
            g) Trinità dell’Uno e il Ritorno come Causa della Prima Volta
5.   Dialogo con Lidia: il cerchio di luce abbraccia ogni colore; volontà dell’attesa e autocontrollo; sui segni del destino
6.  Dialogo con Alessandro Vaglia sul legame severiniano tra il «dispiegamento del sentiero della terra» e il «Tutto concreto»
7.    Dialoghi con Simone Gamberini
          a) Sull’identità assoluta tra «essere» e «apparire»
          b) Intorno alla «contraddizione C», al «Tutto concreto» e al «male» come «non»
          relativo
          c) Essere il Tutto-parte, nel suo prevalere e non-prevalere
          d) Intorno al legame tra il destino e l’antinatalismo
          e) Sul passato (e sul suo ricomparire) e sul Bene e il male
          f) Ancora sul rapporto Bene/male, in relazione alla «Gioia» e alla «morte»
          g) «Vivere tutte le vite» e metafora del «Libro di pagine»
          h) Le morti del Regno Umano e la volontà di attendere un destino
          i) D. Parfit, il male e la vera Soluzione del Tutto-parte
          l) Sul senso di ciò che si affaccia tra il «cadavere» e la «morte effettiva»
         m) Numerazione dell’infinito e ultimo istante
8.   Dialogo con Vaglia, Gamberini e De Luigi intorno all’apparire del Tutto, ai concetti di «cerchio», «piramide», «scala», «retta» e «punto», e alla necessità del Ritorno
9.   Dialogo con Roberto Fiaschi sul senso severiniano dell’«attualità» dell’eterno
10.   Oltre il Solipsismo

CAPITOLO SECONDO

Scritti intorno all’attesa che la Filosofia Tecnologica incominci a dominare. (Alcuni pensieri poetici)

1.    Sulla scuola
2.    Sulla guerra dominante
3     Sul denaro: breve dialogo con Andrea Berardinelli
4.    Amore e sessualità
5.    Filosofia come Scienza Tecnologica e come coscienza della verità
6.    I miei scritti poetici e altri pensieri
          a) Un corpo d’aria (24 ottobre 2015)
          b) Ad un soffio da Noi (25 ottombre 2015)
          c) Serenità interiore (5 novembre 2015)
          d) Sei tu (2 febbraio 2016)


PARTE TERZA

Opposizione essere/nulla e necessità delle «parti», 
in relazione allo Specchio e alle tracce del destino



CAPITOLO PRIMO

Oltre Severino: Materie Prime 
e tracce del destino infinito

1.   Soluzione di un problema: le Materie Prime, nel primordiale distinguersi tra loro, sono «punti» indivisibili
2.    Oltre Severino: il «nulla relativo» inteso come ogni «parte» che nel Tutto appare
3.    Il «modo finito» dell’infinito è negazione del severiniano «apparire infinito»
4.   Verso l’accorgersi di essere, sin dall’Inizio dei tempi e per l’eternità, il destino infinito
5.    Identità di «logica», «esperienza», «eternità», «Intero». In attesa che la lettura dei segni del destino incominci a brillare

CAPITOLO SECONDO

Opposizione tra essere e nulla, necessità 
delle «parti» e specchio infinito del destino

1.    Affermare, negare, opposizione essere/nulla e pensabilità finita del nulla
2.    Affermazione e negazione totale-parziali
3.  «Relazione-identità» di ogni tratto del destino, al di là del severiniano «Tutto assolutamente concreto»
4.    La «necessità» come «opposizione» (al nulla). Illuminarsi agli occhi della luce infinita e finita
5.    Le tracce del destino come individuazioni dell’essenza infinita. Sulla necessità che le parti siano
6.    Oltre la Fantasia, il destino è uno Specchio di colori. Differenza e identità di «occhio» e «pensiero»
7.    Il contraddirsi e il nulla. L’illimitato e altri significati. «L’essere non è il nulla» come pleonasmo

CAPITOLO TERZO

L’infinito indivisibile/divisibile e l’apparire. Ancora sull’opposizione essere/nulla come fondamento delle «parti»

1.  L’identità finita e l’indivisibile. Il movimento come un «lampeggiare» di eventi
2.    Sull’«infinito»: il non affacciarsi di ciò che pur si affaccia e il non compiersi di ciò che pur si compie
3.    Dualità dell’Uno: fondamento dell’essere di ogni «parte». Il «non-nulla», oltre Severino
4.    La luce del destino si specchia al Tutto e alla parte
5.    Sull’identità semantica tra «essere» e «apparire»
6.    Pensare un numero
7.    L’equilibrio del fondamento e lo squilibrio del fondato
8.    Intorno al nulla assoluto e relativo
9.    Ancora sulla fondazione dell’essere di ogni «parte»: l’opposizione essere/nulla come spiegazione onnipresente

CAPITOLO QUARTO

Il distinguersi dell’uguale. Illuminarsi del Tutto 
e senso del «prevalere»

1.    Sulla differenza-identità tra «distinzione» e «identità»
2.    Intorno all’identità di «legame» e «uguaglianza»
3.    L’apparire della totalità del destino, oltre le illusioni della Prima Volta
4.    Le tre stratificazioni essenziali dell’Uno. Il «prevalere» come terza stratificazione
5.    La «fonte inesauribile», al di fuori del linguaggio severiniano

CAPITOLO QUINTO

 L’ultimo istante del Ritorno e il senso dell’«eterno»

1.   L’«eternità»: oltre l’inganno indotto dal modo finito in cui lo sguardo infinito si specchia
2.   «Apparire sempre»: il modo in cui, con la fine del Ritorno, la sincronia degli eventi brilla all’infinito
3.    Il «futuro»: ancora sull’impossibilità che l’ultimo istante scompaia

CAPITOLO SESTO

Il mio discorso e quello di Severino. Oltre Heidegger e oltre il Cristianesimo. L’eternità del movimento del Tutto

1.   Il destino infinito non è «dedotto». Negare la «differenza ontologica» severiniana
2.    Severino: la Teologia Cristiana Neoeleatica. Oltre Severino: logico e fenomenologico come identici
3.    Oltre Severino e Heidegger: il modo in cui l’infinito brilla e non brilla
4.    Il movimento abbracciato dal pensiero. Vivere e non «paralizzare»

CAPITOLO SETTIMO

In attesa che i segni del destino lampeggino 
oltre il prevalere della «volontà di fare»

1.    «Storia dell’errore» indicando la verità, in attesa che venga svelato ogni mistero di silenzi e respiri del destino
2.    «Volontà di fare» e «sistemi di sopravvivenza»
3.    Sui segni del Silenzio

CAPITOLO OTTAVO

Silenzi e respiri di ogni coscienza «altrui» e ciò che 
brilla nella Prima Volta e con ogni «morte»

1.    L’inconscio. Dai silenzi e respiri della Prima Volta al modo in cui essi stessi brillano nel Ritorno
2.  Materie Prime e Regni Prevalenti. Oltre Severino: «morte», «reincarnazione», «perdurare all’infinito» ed «esperire l’esperienza altrui»





QUARTA DI COPERTINA


Viaggi infernali e laboriosi temprano, anche nei momenti di estrema fragilità, quando tutto sembra sconcertante e perdersi in oceani privi di senso.
Pur divorati dall’ansia di sapere, di guardare in faccia i segni del destino, re-primere accettando e sopportando con senso critico istinti illusoriamente fuori controllo, nostalgie e angosce, è il vero compito di ognuno, l'abbraccio di tutto con tutto, rimembrando lo spicco ormai passato di ogni de-pressione.
Nulla è affidato al caso, altrimenti, nulla sarebbe, e tutto sarebbe un assoluto dolore, non potendo escludere di dover soffrire sempre di più e all’infinito.
Ma in realtà, in carne ed ossa, tutti noi siamo la gioia del destino, lo Specchio di eterni colori che brillano in sequenza. Il futuro lampeggiare di quest’immenso desidera già da sempre oltre-passare il prevalere del proprio tormento, dell’assenza di attimi sogguardati nell’ombra.
Nel frattempo, volere l’attesa di un destino è la maggior coerenza a cui ciascuno può e deve aspirare, affinché ogni esperienza di solitudine esca dal proprio antro segreto per affacciarsi nel bagliore di ogni dove.


L’Autore


PREFAZIONE

Il mio quinto saggio. Forse l’ultimo. Nella forma espositiva e linguistica, si distingue per certi versi dai precedenti – soprattutto per gli «scritti autobiografici».
La mia eccentrica vita personale è certamente ricca di laboriose peripezie e di gesti estremi, di dolori lancinanti e di travagli, che però mi hanno avvicinato alla Filosofia e in modo sempre più intenso.

Il male, infatti, non viene mai per farci veramente del male, altrimenti, esso, non sarebbe un contraddirsi, un ignorare la verità del Bene, ma sarebbe appunto questa verità. Il male è cioè un illudersi, da parte della gioia, di non essere il Bene in cui la gioia stessa consiste: la gioia infinita del destino, in quanto è anche parte di sé, si illude di esser soltanto parte e cioè di non essere il Tutto, l'infinita gioia del destino. Questo illudersi è appunto il male, il dolore, cioè l'assenza di ciò che pur ci appartiene in eterno.
Si soffre cioè perché, nei momenti vissuti in assenza di altri, ci si illude di non essere tutti i momenti del destino.

In attesa che il Bene prenda spicco nella luce del destino di ognuno, è il Bene stesso, quindi anche il suo spiccare a cui siamo destinati, a desiderare già da sempre che i propri mali prendano spicco prima del modo in cui a brillare è il Bene.
Il futuro per lo più gioioso è destinato a spiegare il perché di tutti i mali prevalenti nel passato.

Pur con senso critico, accogliere dolcemente il dolore significa guardarlo in faccia, e ciò vuol dire procedere verso la riduzione dell’intensità del dolore, in corrispondenza della crescita dell’intensità della gioia. Più si desidera voltare le spalle al dolore e più si scende negli Inferi, ossia significa trovarsi in momenti talmente lontani dal brillare dell’Amore, che tali momenti sono più infernali rispetto a quelli in cui si accetta e cioè si ama il dolore (pur criticandolo).

Il «de-stino» è, si può dire, l’eternità – l’«intensificarsi» (de) già da sempre ultimato – dell’essere, cioè dello «stare» (stino). La parola «de-stino» è allora pleonastica, perché è una precisazione di ciò che è già lo «stino» ad esprimere in sé: l’essere è infatti l’eternità stessa, quindi non c’è bisogno di chiedersi se l’essere sia o non sia eterno. Che tutto sia «essere» significa che tutto è «eterno».
Ciò detto, il destino, che tutti noi (io, tu, loro, un fiore, una stella, ecc.) in verità siamo nell’abisso più adombrato della (o rispetto alla) nostra corporeità, lascia in eterno dei segni, delle tracce in ognuno di noi. Decifrare, ap-prendere tali segni, cioè in-segnamenti naturali del destino, vuol dire scorgere se essi sono silenzi o respiri del destino.

Quei segni che sono silenzi, supponendo che un soffio di vento sia un silenzio siffatto, sono segni che, come un soffio di vento, rinviano in modo indiretto a una certa coscienza. Mentre tu, che sei qui vicino a me, sei un respiro del destino, cioè un segno che rinvia in modo diretto a una certa coscienza, la tua, appunto, quella del segno stesso e cioè della tua immagine che lasci all’interno della mia visione del mondo.

Poiché, noi tutti, ci troviamo ancora immersi nel grande oceano dell’illusione di non essere l’eterno Specchio di colori in cui il destino consiste, tutti i segni del destino rimangono ancora per lo più enigmatici e svianti, in attesa che incominci a brillare la lettura esaustiva di ogni silenzio e respiro del destino, dove ogni menzogna vien lasciata indietro nell’eterno passato di ognuno, e dove ognuno esperisce in carne ed ossa l’abbraccio di tutto con tutto, nel Silenzio assoluto le cui parole brillano continuando a indicarlo, ma nel passato.



5 febbraio 2017