ANTICIPAZIONE DEL SECONDO CERCHIO DI TRACCE...
Venga anticipato,
qui – in attesa che il nuovo cerchio di tracce
filosofico-poetiche si stagli nella Luce –, che la per lo più latente
decifrazione esatta (o senso unitario) del primo cerchio di
segni – sopraggiunti via via negli ultimi giorni –, la si può in qualche modo
scorgere, per chi sappia delineare le sembianze del suo volto concreto,
attraverso gli stessi «titoli» delle filosofiche poesie fin d’ora affiorate:
andando a ritroso, volgendo lo sguardo all’indietro, si procede da L’ascolto
che non avver«ti» (http://marcopellegrino.blogspot.com/2019/05/poesia-che-chiude-un-primo-cerchio-di.html), passando
per Terre d’Oceano (o di Pioggia) (http://marcopellegrino.blogspot.com/2019/05/terre-doceano-o-di-pioggia.html) e Un’iride
vibrante, senza posa, trabocca in mare (http://marcopellegrino.blogspot.com/2019/04/uniride-vibrante-senza-posa-trabocca-in.html), verso Ripresa (http://marcopellegrino.blogspot.com/2019/04/ripresa.html).
La sequenza delle
stesse filosofiche poesie (nel loro senso che è autenticamente sia «retrospettivo» che «escatologico»)
non è per nulla «accidentale» o «contingente» (nulla è «casuale»). Segue cioè
un laborioso percorso di «de-stino» (il «de» è l’ispessimento
rafforzativo-accrescitivo dello «stino», ossia del fermarSi o
in-evitabile trattenerSi, già da sempre in eterno, nella Casa in
cui abita lo Sguardo onniaccerchiante che è lo Stesso in
«ognuno», per Ognuno di Noi). Un necessario tracciato (un in-segnamento) di
peripezie che conduce, sin dall’eternità e all’infinito (Una Sola Volta
Eterna), dalla Prima Volta al Ritorno, destinando all’ap-prendimento eterno,
dunque, dell’eterno in-segnamento ricevuto di necessità.
Ripresa, che apre il
primo cerchio di tracce – ma che, in Fondo, è l’ultimo segno
decifrando il quale ci si «spiega» il Perché delle poesie che, andando «a
ritroso» (cioè guardandosi alle spalle, rimembrando il proprio passato), precedono dunque
una siffatta filosofica poesia –, fornisce all’attento lettore la chiave di
Apertura che – passando per le porte che, in «lungimirante» senso, procedono
da Un’iride vibrante, senza posa, trabocca in mare e Terre
d’Oceano (o di Pioggia) verso L’ascolto che non avver«ti» –,
è pertanto la costellazione di colori il cui Luogo è il «punto d’arrivo» a cui
è destino che pervenga quell’«iride» che, nel proprio
«punto di partenza» e nei seguenti «tratti intermedi», non «avver“te”»
l’«ascolto» di quel «mare» in cui essa, proprio
perché «vibrante» e «senza posa», «trabocca». Giungendo in
un siffatto «punto d’arrivo», tuttavia, codesta «iride» non viene
«abbandonata» o lasciata in «personale solitudine» spaesante,
altrimenti non sarebbe in (o non verrebbe)
«Ripresa». Una, la Sola, Sovrana e Gioiosa Solitudine è dunque
l’(eterno) Atteso di cui tale «iride» è in eterna attesa: è cioè, tale
inviolabile Solitudine, in autentica Compagnia (il «Noi») di
quell’«Io» (non casualmente con la «maiuscola») che, in «Ripresa», si
specchia ormai in quel «Tu», nella medesima ed unica «Ripresa», della
cui Identità con Esso quell’«Io» (il medesimo «Tu», dunque) si accorge.
Ma è appunto attraversando quell’estenuante,
snervante, sfibrante sentiero che l’autentico «“io”
e “te”» (con l’altrettanto non casuale «minuscola»), come «terre» di «mare»
il cui esser l’«ascolto» quell’«iride vibrante, senza posa» non «avver“te”»
(un «mare» nel quale essa cioè il «tu» e non l’«io»
– entrambi con la «minuscola» –, dunque, «trabocca»), perviene già da
sempre a quel non così tanto «metaforico» «Oceano» (o «Pioggia») a cui quel
«Noi» (l’«"Io" e "Te"») è identico e il cui Spicco splende
nella rispettiva «Ripresa». (L’«“io” e “te”» non è relativo, cioè, soltanto al
suo senso «individuale» – che tuttavia brilla nelle rispettive
poesie dopo quella in cui Ripresa consiste –, ma, in
Primo Luogo per lo più ancora latente, al suo senso «assoluto» in
virtù del quale il «Noi» può ed è necessario che sia tale nella propria destinazione a lampeggiare in
«Ripresa»).
Il secondo cerchio
di tracce, destinato a farsi innanzi, intende dunque designare, con più
esplicita Trasparenza, il Significato di Fondo che nel primo cerchio
tende a rimanere nell’ombra dell’implicito inconscio del lettore.
(Si renda noto,
inoltre, che non esiste, in Verità, una «poesia» che sia «non-filosofica»,
nel senso autentico della Filosofia quale Coscienza stessa del
Tutto che tutti siamo da sempre; ed esistendo, tuttavia, «filosofie» più/meno «poetiche»
di altre, in quanto la vera Poesia è il Ricettacolo che accoglie in sé il dono
eterno della Filosofia che, dunque, accerchia Sé stessa nella modalità di un
Ricettacolo siffatto).