sabato 18 luglio 2015

Il sopraggiungere non sopraggiunge


Riportiamo un breve estratto del par. 13 del cap. V de La struttura concreta dell'infinito.


[...] quando Severino scrive: <<Col sopraggiungere della terra, non solo la terra incomincia ad apparire, ma dello sfondo incomincia ad apparire il suo apparir già prima che la terra incominci ad apparire […] Nello sfondo appare già da sempre, come determinazione persintattica, la necessità che la terra sopraggiunga, ma non vi può apparire la determinazione concreta con la quale la terra si affaccia per la prima volta sullo sfondo, incominciando a sopraggiungere>> (La Gloria, p. 401), si aggrovigliano in questo passo delle contraddizioni che vengono espresse da quanto segue.
                Prima di tutto, che la terra (il sopraggiungere) sopraggiunga – che la terra, cioè, appaia <<incominciando a sopraggiungere>> – non può significare che, quando si pone un siffatto sopraggiungere, <<dello sfondo incomincia ad apparire il suo apparir già prima che la terra incominci ad apparire>>. Lo sfondo, autenticamente concepito, è infatti se stesso solo in relazione agli essenti di cui appare il sopraggiungere e il cessare (di cui appare cioè il divenire). Del sopraggiungere si può dire che sopraggiunge (che cioè incomincia a sopraggiungere), solo se questo dire è significante come l’assoluta identità semantica tra il modo linguistico in cui si dice che il sopraggiungere sopraggiunge e l’altro modo linguistico in cui si dice che il sopraggiungere esiste (appare, è essente, è eterno). Se il sopraggiungere del sopraggiungere è inteso come in qualche modo (o, addirittura, assolutamente) diverso dal sopraggiungere di cui si afferma il sopraggiungere, allora è corretto affermare che il sopraggiungere non sopraggiunge, ma che è, appunto, essente, ossia è il sopraggiungere.
                Ciò vuol dire che non solo non viene ad aggiungersi il sopraggiungere <<come determinazione persintattica>> (della <<necessità che la terra sopraggiunga>>, appunto), ma non può aggiungersi nemmeno il sopraggiungere della <<determinazione concreta con la quale la terra si affaccia per la prima volta sullo sfondo>>.
                Il sopraggiungere della prima configurazione dell’eterno cammino finito degli essenti (il sopraggiungere cioè di quella <<determinazione concreta>>) è essente, ossia non incomincia a sopraggiungere – proprio perché ogni sopraggiungere è eternamente se stesso, cioè non emerge e non sprofonda in ciò che esso non è –, e pertanto non può sopravvenire rispetto a un orizzonte che si manifesti <<già prima che la terra incominci ad apparire>>. Precedentemente all’aggiungersi del primo contenuto incominciante non può apparire (esistere) nulla, perché, se qualcosa apparisse, quest’ultimo sarebbe un altro contenuto incominciante, e quindi sarebbe l’impossibilità che quella prima materia incominciante sia la prima. Non può esistere cioè il passato del più antico passato: il modo iniziale (il primo modo) in cui l’eterno sopraggiunge non è preceduto da alcunché che sia passato, nemmeno da uno sfondo che sia in attesa di quella <<determinazione concreta>>; quest’attesa attenderebbe infatti un evento futuro che nel suo sopraggiungere la oltrepasserebbe, ossia passerebbe oltre di essa, e pertanto quest’ultima passerebbe, sarebbe un passato (che in verità è impossibile).
                L’essente embrionale che affiora nell’attualità – l’essente che, già da sempre e per sempre, dà vita, avvia il sentiero finito degli eterni – è la posizione, appunto, dell’essente embrionale che affiora nell’attualità (la quale è l’essente stesso), che affiora cioè trovandosi già da sempre ed eternamente all’interno di sé in quanto è la totalità infinita dello sfondo.

Nessun commento:

Posta un commento