Ma vorrei adesso
rispondere a quella che considero la più potente aporia intorno al mio discorso
filosofico. Un’aporia che comunque, come vedremo, non riesce a negarlo, e
quindi essa è un illudersi di poterlo
negare.
L’aporia suona: «Tu,
Marco, ci stai dicendo che tutto, l’intero percorso universale è già da
sempre e per sempre compiuto, ultimato, proprio nel modo in cui si procede dal
più lontano passato dell’Universo intero al più lontano futuro di questo stesso
Universo (che noi stessi siamo nel profondo); ma, se così stanno le cose, com’è
possibile che, ad esempio, ognuno di noi si trovi ancora in un certo punto di quel percorso e non negli altri? ».
Rispondo. Leggendo
bene tra le righe, si può comprendere come tale aporia presupponga, errando, che in
verità l’intero percorso non stia
sempre qui con noi, in luce, e che quindi noi ci si trovi soltanto in un certo punto (o in una
certa serie di punti) e non in tutti gli altri. L’aporia sollevata, dunque, si
risolve dicendo appunto che non può
essere vero, è cioè un’illusione
che l’intero percorso non si mostri ovunque qualcosa si
mostri, ed è quindi anche un’illusione che ad apparire sia soltanto un certo punto piuttosto che gli altri.
Ma ciò non significa, tuttavia, che lo stare in certi punti e non negli altri non sia necessario, bensì significa che è però impossibile stare, appunto, soltanto in certi punti e non negli altri,
appunto perché, se ciò fosse vero, implicherebbe che l’intero percorso non appare
mai, cioè implicherebbe, in altre parole, che il destino totale degli
eventi (il Tutto), essendo tutti gli
eventi, sarebbe tali eventi che però,
secondo l’aporia, sono soltanto un
tratto, una parte, un punto del percorso intero, giacché il destino totale non
sarebbe, appunto, sé stesso, e questo è l’impossibile.
Si deve dire allora
che, nel modo futuro in cui a brillare
sarà l’intero percorso e cioè la stessa
Sincronia di tutti gli eventi, pur continuando a stare via via in certi punti del percorso e non negli altri, ciò che in quel modo futuro prevale
non è lo stare in certi punti
piuttosto che in altri (fermo restando che anche
questo «stare» appare), bensì l’eterno
stare, in verità, in tutti i
punti del percorso (anche quando sarà l’ultimo
punto a brillare nella luce). Ecco, questa è la differenza tra il prevalere attuale dell’illusione e il prevalere
futuro della verità.
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