«Su Le Materie Prime della coscienza» è un
estratto dell’«Introduzione» (del medesimo libro)
Quest’opera è la
continuazione del Tragico Amore (cioè
del proseguimento del mio primo saggio La
struttura concreta dell’infinito – negare
la «storia dell’uomo», oltrepassando il pensiero di Severino).
Le Materie Prime della coscienza è un ben più ampio
arricchimento del modo in cui il linguaggio designante la verità autentica è
assegnato al proprio eterno sviluppo. L’affacciarsi, in questo libro, del
prevalere della soluzione di nuovi
problemi filosofici è l’affacciarsi del prevalere dell’esplicitazione di ciò che nei miei saggi precedenti rimane
prevalentemente implicito. Tutto ciò
che nasce (si affaccia, affiora, sopraggiunge, incomincia) e muore (si dilegua,
si congeda, finisce, si conclude) è infatti il nascere e morire del prevalere di tutto ciò che nasce e
muore; non solo: tutto ciò che nasce e muore appare all’interno di sé stesso in quanto è la struttura infinita dell’essere,
la quale non nasce e non muore (nel senso che di essa nasce il
prevalere del proprio non affiorare e
non dileguarsi nel nulla assoluto). Inoltre, tutto ciò che prevale è tale rispetto a tutto ciò che non prevale: dapprima, è
necessario che prevalga la contraddizione delle finite parti cangianti (che il
Tutto eterno avvolge), per poi
lasciare che prevalga la verità del Tutto eterno: la parte prevale su sé stessa in quanto Tutto (che non
prevale), e il Tutto prevale su sé stesso
in quanto parte (che non prevale): il prevalere della parte (cioè la Prima
Volta, ossia il tracciato finito del prevalere del dolore cioè del divenire cioè della
tragicità cioè dell’unione tra
l’oblio del passato, l’indecifrabilità del presente temporale e
l’imprevedibilità del futuro) è la parte come differente da sé in quanto Tutto,
e il prevalere del Tutto (cioè il Ritorno, ossia il sentiero limitato del
prevalere della quiete cioè
dell’eternità cioè dell’Amore cioè dell’unione tra la rimembranza del
passato, la decifrazione del presente temporale e la previsione del futuro) è
il Tutto come differente da sé in quanto parte.
Ogni coscienza
(cioè ogni essente, l’Io assoluto del Tutto infinito ovverosia dell’Uno
indivisibile) è, dall’eternità e per l’eternità, identica a sé stessa, ossia è,
appunto, ogni coscienza; e lo è attraverso un numero finito di modi in cui ogni coscienza stessa, in
quanto volontà errante di potenza (cioè in quanto parte, modo, differenza,
tempo, luogo, individuazione), si illude
di essere soltanto una delle
coscienze che, nella loro identità infinita, sono lo stesso Uno infinito che,
già da sempre e per l’infinità, si oppone al niente assoluto. «Ognuno di noi» è
in verità, cioè, la visione eterna delle proprie finite modalità attraverso le
quali il prevalere delle coscienze dell’Universo si fa innanzi, vive in un
certo modo temporale e muore in eterno.
In questo preciso
istante appare, nello scenario che io vedo e cioè che io stesso sono, un certo
numero di essenti che la mia mente, pur sapendo che essi son segni di altri istanti (sia della mia
vita che di ogni altra che appare nell’intero Universo che io stesso sono in
verità) e il preciso volto specifico che mi caratterizza distinguendomi
dall’altrui coscienza, non è prevalentemente in grado di decifrarli nel loro
volto concreto, e quindi li interpreta
(ossia vuole alterare il loro vero volto) chiamandoli «computer», «tavolo»,
«libro», ecc., e, per quanto riguarda quel preciso volto specifico, «quel certo
individuo umano, Marco, che in questo istante scrive sul computer, ecc.».
L’Uno infinito vede
la sincronia dei propri istanti nel modo
diacronico in cui dal prevalere della
differenza specifica tra le «Materie
Prime» procede verso il prevalere della relazione
specifica tra queste stesse Materie Prime; l’unione di queste due prime
prevalenze è la Prima Volta, seguita dal Ritorno delle stesse coscienze della
Prima Volta.
Le Materie Prime
sono particolari specificazioni (del Tutto) che, nel loro semplice
distinguersi, prevalgono a partire dalla primissima
serie di eventi che l’Uno eterno include (il primo dei quali è la vita
dell’Inizio); mentre, tali Materie Prime, in quanto specificatamente
intrecciate tra di loro, formano una serie finita di «Regni Di Similarità
Prevalenti» (tra cui il «Regno Della Similarità Prevalente» in cui consistono, almeno, il «regno umano» e il «regno
animale»), i quali Regni incominciano a prevalere in seguito al prevalere di quella primissima serie di eventi.
Il sottotitolo di
questo saggio, cioè «con un Manuale di
storia della Filosofia, agli occhi della verità autentica», si riferisce
appunto allo svolgimento interno al Regno Della Similarità Prevalente, e cioè
alla dominazione del regno animale, della «Filosofia Mitico-Orientale», della
«Filosofia Occidentale», della «Filosofia Planetaria» e della «Filosofia Del
Regno Della Similarità Prevalente» (quest’ultima Filosofia essendo la «volontà pubblica di potenza», le precedenti
Filosofie – compresa quella del regno animale – formando la struttura della
«volontà privata di potenza», e
tenendo presente che la volontà privata di potenza è inclusa in sé stessa in quanto volontà pubblica di
potenza). Ma, poi, quel sottotitolo si riferisce, propriamente, all’intero svolgimento che dal prevalere
della Filosofia (cioè della coscienza) dell’Inizio va verso il prevalere della
Filosofia della vita dell’Ultimo; ed è proprio per questo motivo che, in quel
sottotitolo, compare l’espressione «agli occhi della verità autentica», nel
senso appunto che, al di là di alcuni
problemi (che rimangono ancora aperti) intorno a determinati elementi delle
varie dominazioni interne al Regno Della Similarità Prevalente, la struttura di
fondo della volontà interpretante che
intende testimoniare il Tutto autentico degli eterni è una struttura che, nel suo essere accerchiata da sé stessa in
quanto volontà non-interpretante della verità infinita dell’Uno, è
manifesta nella sua innegabilità.
Questo libro si
chiude, poi, con l’esposizione del fondamento per il quale si stabilisce il
senso autentico dei «numeri» (cioè delle differenze
del Tutto), in particolare del «numero pari», del «numero dispari», delle
«operazioni aritmetiche» e del «numero cardinale».
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